2.

Domenica 7 novembre, le 16,20

"Sacchi Mirella, nata a Carpinate il 16 febbraio 1949, diplomata, professione..." – Che professione faceva?
– Dunque, professione... – l’appuntato Cardillo stava scartabellando fra le carte sparpagliate sulla scrivania – professione... Maresciallo, faceva il catechismo.
– E che vuol dire, è una professione?
– E io che ne so?
– Dai qua, dai! – fece il Maresciallo Bagnasco al suo subalterno, strappandogli di mano il foglio che stava consultando.
Era la denuncia sporta quattro giorni prima dai genitori di Mirella. Denuncia che Bagnasco, ed ora un po’ se ne pentiva, non aveva preso sul serio.
In realtà non era la prima volta, e non sarebbe stata l’ultima, che una ragazza decideva di scappare di casa, per andare a tentare di vivere la propria vita in città, in quella mitica "città" che i Carpinatesi avevano modo di assaporare, solo di sfuggita, nel periodo estivo, quando le famiglie bene del capoluogo venivano a passare la villeggiatura nelle grandi ville seminascoste, o nel lussuoso Club del Tennis, con annessa piscina e campi da golf.
Spesso, nel periodo estivo, proprio al Club c’era bisogno di un incremento di personale, e molte ragazze locali venivano assunte con contratti stagionali, condividendo così per qualche mese sogni e speranze, illusioni e miti della bella vita cittadina.
Anche Mirella, sino a tutto settembre, aveva lavorato al ristorante del Club del Tennis come cameriera avventizia. Perciò Bagnasco, quando il vecchio Sacchi si era presentato al Comando dei Carabinieri per denunziare la scomparsa della figlia, si era limitato a raccogliere la denuncia, a trasmettere qualche fonogramma ai comandi dei paesi vicini, ed a dimenticarla del tutto.
Ora, nel piccolo locale a sua disposizione, era costretto a redigere un rapporto di ben altra portata.
Rilesse la denunzia: "... senza occupazione retribuita, da un mese assistente dei corsi di catechismo tenuti da don Evelino Coletti presso la parrocchia di ...".
– Hai ragione tu, Cardillo, faceva il catechismo... Forse dovremmo riparlare con questo don Evelino, pare che sia scomparsa proprio dopo una lezione di catechismo. Senti, fai una cosa, perché non vai...
– Già provveduto, signor Maresciallo!
A rispondere era stato il vice Brigadiere Gabetti, che si affacciava sull’uscio con aria zelante.
– Provveduto cosa?
– Sono stato in parrocchia, ed ho parlato con don Evelino. Mi sono anzi permesso...
– Gabetti, te l’ho detto mille volte, tu non ti devi permettere!
– Ma se ancora non le ho detto cosa...
– Qualunque cosa tu abbia fatto, non la dovevi fare. Sentiamo, che hai fatto?
– Ho condotto qui il summenzionato don Evelino Coletti. E’ di fuori che aspetta, eventualmente lei volesse conferire con il medesimo.
– Gabetti, te l’ho detto mille volte, non prendere iniziative! O forse, adesso che sei vice brigadiere, pensi che le indagini le puoi condurre per conto tuo?
Gabetti arrossì penosamente e scattò sull’attenti.
– Signorsì, cioè, no, signornò. Ma io pensavo...
– Non pensare, Gabetti, non pensare, che è meglio!
L’antipatia di Bagnasco per quello spilungone biondo era esagerata ed irragionevole, e quanto più lui se ne rendeva conto - perché in fondo Gabetti era un buon elemento, rispettoso e servizievole - tanto più la sua irritazione cresceva, cercando ogni possibile sfogo.
Il vice Brigadiere Gabetti era un solerte individuo, originario di un paese non molto distante da Carpinate, e Bagnasco lo aveva per così dire ereditato tre anni prima dal suo predecessore Franzotti. Era disciplinato, obbediente, pure dotato di un’intelligenza, se non proprio brillante, certo non al di sotto della media; insomma, il prototipo del carabiniere ideale, da manifesto di arruolamento. Bagnasco tuttavia non lo poteva soffrire. La sua antipatia era tenace, e si esprimeva in tante piccole vessazioni, alle quali il Gabetti rispondeva con occhiate mansuete e adoranti, che avevano il potere di mandare vieppiù in bestia il suo superiore.
Anche ora stava lì, sull’attenti, con un’aria infelice e colpevole, eppure rispettosa. Ma stavolta l’aveva preso in castagna, pensò soddisfatto il maresciallo. Trascinare un povero prete in caserma, quando c’era tutto il tempo di interrogarlo con comodo! L’aveva fatta grossa, ed era giusto che venisse redarguito davanti a Cardillo che, con tutti i suoi difetti, perlomeno di iniziative non ne prendeva mai.
Si assestò meglio sulla scomoda seggiola di legno, spense la sigaretta, e ficcò con una certa difficoltà i pollici nella cintura:
– Sentiamo, Gabetti, visto che sei così intelligente, per quale motivo era tanto urgente portare qui il reverendo, e non, piuttosto, interrogare i genitori della povera vittima? Su, perché? Me lo sai dare un motivo? Cardillo! – abbaiò rivolto all’altro carabiniere che, del tutto ignaro di essere per oscuri motivi il prediletto del maresciallo, stava badando tranquillamente ai fatti suoi, fatti che consistevano in quel momento in un panino con frittata di cipolle nascosto nel primo cassetto dello schedario.
– Avanti, Cardillo, sai suggerire tu un motivo al tuo collega?
Cardillo sostenne il suo sguardo con occhi vacui. Era completamente all’oscuro delle simpatie e antipatie del suo superiore, che d’altronde si estrinsecavano in un comportamento costantemente volubile ed irascibile, ed era giunto alla conclusione che tonno e pomodori sarebbero stati probabilmente meno indigesti.
– Veramente, Maresciallo – intervenne Gabetti timidamente – è stato don Evelino a cercarmi, e siccome è stato lui a trovare il cadavere...
– Ma va là, stai zitto! Non ho tempo per ascoltare le tue chiacchiere! Adesso sai che fai? Come l’hai condotto qui, bravo bravo lo riconduci in parrocchia, e gli chiedi pure scusa, perché io devo fare il rapporto.
– Agli ordini, signor Maresciallo! – fece l’appuntato, portandosi la mano destra la visiera e facendo battere i tacchi. Si girò verso l’uscita.
– Aspetta! – In uno dei suoi classici repentini mutamenti d’umore Bagnasco considerò che, in effetti, l’idea di condurre al Comando il parroco non era stata infelice, perché gli avrebbe consentito un risparmio di tempo. D’altra parte, la partaccia di rito Gabetti l’aveva già avuta, per cui disse, con l’aria di fare una grande concessione: – Fallo entrare, va’!
– Ma mi ha detto...
– Ti ho detto: fallo entrare! – lo interruppe Bagnasco, assumendo un’espressione minacciosa. – E poi corri dai Sacchi, fila! Tu no – aggiunse rivolto a Cardillo, che cercava di sgattaiolare fuori con la colazione – tu mi servi qui per verbalizzare.
Un attimo dopo Gabetti usciva sospirando diretto al suo ingrato compito, Cardillo sedeva sospirando davanti alla scalcinata Olivetti e Bagnasco, sospirando, scrutava con aria benevola il vecchio sacerdote seduto davanti a lui.

* * *

Domenica, le 17,10

Che deserto. Che solitudine. Sentiva il suo cuore stretto in una morsa di ghiaccio. Eppure il suo ruolo, ora, sarebbe stato quello di confortare, ma chi avrebbe confortato lui?
Non ci riusciva, per quanto si sforzasse non ci riusciva, ad avvertire la serenità della morte. Non di quella morte. Brutale, selvaggia, senza un motivo. La piccola, la dolce Mirella, una bambina, tanta voglia di vivere, di dare. E adesso?
Chiuse la porta alle sue spalle con decisione. Il flebile scroscio d’acqua della fontana era l’unico suono avvertibile. Più sordo, più profondo, più intenso, l’urlo di una cieca disperazione.
Si sforzò di non ascoltarlo, mentre si dirigeva spedito verso casa dei Sacchi.

* * *

Domenica, le 17,30

Don Evelino Coletti era una di quelle figure di parroco d’altri tempi, di cui si andava perdendo lo stampo, pensò il maresciallo. Un vecchietto fragile e magro, con una gran chioma di capelli candidi e un viso dolce e assorto, quasi avulso dalle volgari cose terrene. Teneva gli occhi bassi e le mani congiunte, e sembrava stesse radunando le sue scarse energie per affrontare la cruda realtà. Bagnasco decise che non era il caso di turbarlo ulteriormente:
– Padre – fece dolcemente – mi rendo conto che ha appena vissuto un’esperienza sconvolgente, perciò la tratterrò pochissimo. Le chiedo solo di raccontarmi di nuovo i fatti con parole sue, brevemente. Ovviamente, se non se la sente, o se qualche particolare... – tossicchiò – qualche particolare fosse per lei, diciamo, imbarazzante, non si preoccupi, capiremo.
Il vegliardo rialzò il capo e Bagnasco si ritrovò a fissare due vivacissimi occhi azzurri, quasi brucianti.
– La ringrazio della sua premura, Maresciallo, ma voglio fare del mio meglio per aiutarla. Un delitto atroce, una così giovane vita stroncata nel fiore degli anni, io la conoscevo da quando era alta così...
Sospirò e chiuse gli occhi per un attimo. Il maresciallo si sporse in avanti e lanciò uno sguardo preoccupato a Cardillo, c’era mica il rischio che quel povero vecchietto gli morisse lì davanti? L’appuntato guardava l’archivio con aria meditabonda, le dita arcuate sulla Olivetti, pronte a scattare non appena il maresciallo avesse iniziato a dettare.
– Dunque, vediamo... – don Evelino si era fatto forza.
Bagnasco si riassestò, accese un’altra sigaretta, e lo fissò sperando di avere un’aria incoraggiante.
– Erano circa le sei e trenta del mattino, e mi ero avviato su per la Castagnara in cerca di funghi, subito dopo la messa. E’ un po’ presto, lo so, ma a me piace fare del moto verso quell’ora per tenermi in forma, e da Prepole, sa, la mia parrocchia, sono solo dieci chilometri, per le scorciatoie, per arrivare lì. La mia perpetua fa una deliziosa zuppa di porcini, e anche gli ovuli al forno, e allora... – chiuse gli occhi per concentrarsi, ma Bagnasco stavolta non si preoccupò: uno che si faceva dieci chilometri all’alba per tenersi in forma, be’, probabilmente aveva più fiato di lui.
– Quella povera ragazza era in fondo alla roggia piccola. Non l’ho riconosciuta subito, ovviamente, anzi, all’inizio mi sono avvicinato perché pensavo dormisse. Poi però ho visto la ferita alla testa. Non sanguinava più, per cui ho capito che era morta. Credo che dovrebbe cercare l’oggetto con cui è stata colpita lì attorno, Maresciallo. Ma certo, ci avrà già pensato... Naturalmente, data l’emozione, non ho potuto investigare a fondo, ma così, a colpo d’occhio, direi che c’era una pietra, vicino ai piedi, che potrebbe essere servita allo scopo. Aveva una forma allungata, quasi un’impugnatura, ma lei certamente l’avrà notata. Non mi sembrava macchiata di sangue, ma voi, con i vostri metodi, la Scientifica, quelle cose lì, non avete certo bisogno dei consigli di un povero prete – disse con un’evidente falsa modestia.
– Oppure, pensavo – alzò gli occhi celesti al cielo, riflettendo, mentre Bagnasco, esterrefatto, lo guardava a bocca aperta – l’assassino potrebbe avere avvolto la pietra in uno straccio, o in un sacchetto di plastica, sa, come si fa con la sabbia, che diventa un’arma micidiale, in questo caso, ovviamente, tracce di materiale organico, non so, sangue o materia cerebrale, non ce ne sarebbero, ma a questo lei avrà già pensato, è una grossa mancanza di umiltà da parte mia, nella mia inesperienza, darle consigli. Ma so che lei perdonerà un povero vecchio che cerca solo di rendersi utile.
Rivolse un fragile sorriso al maresciallo, e lo estese anche a Cardillo, che sembrava essersi distolto dalle sue preoccupazioni e lo fissava come se vedesse un marziano.
– E poi, sa, – con fare confidenziale – in questo paese non succede mai nulla...

* * *

Erano già in molti, a piangere per la morte di Mirella. Fra questi, però, non c’era Eva Zampelon, la signorina Eva, come la chiamavano tutti quelli che la conoscevano. Era andata anche lei a far visita ai Sacchi, si era messa un completo grigio e si era addirittura coperta il capo con un velo, quasi andasse a messa. Ma non piangeva. Aveva abbracciato Lorenza Sacchi, e l’aveva stretta teneramente a sé, le aveva porto un fazzoletto, per asciugarle le lacrime, ma non si era commossa.
Forse perché non aveva paura della morte: era rimasta orfana di padre da piccola, e si era rifugiata presto nella religione. Era una fervente cristiana, quasi una bigotta, passava la maggior parte delle sue giornate in parrocchia, pregava molto spesso, era sempre disponibile quando c’era bisogno di aiuto, ma nessuno ricordava di averla vista sorridere. Né piangere.
Anche Gabetti, arrivato da poco in quell’umile casetta, non era rimasto insensibile allo strazio del genitori di Mirella, e più di una volta si era soffiato fragorosamente il naso. Ma Eva no. Andava e veniva dalla cucina, preparava il caffè, apriva la porta. Ma non riusciva a commuoversi. Solo una volta, in tutto il pomeriggio, i suoi occhi parvero brillare. Quando entrò lui.

* * *

Bagnasco era sbigottito. Quell’omino davanti a sé continuava a parlare, inarrestabile, ed inoltre sembrava sfoggiare una competenza ed un’intelligenza del tutto insospettabile in un prete della sua età. "Certo, i preti hanno a che fare con la morte", pensò, "ma qui stiamo esagerando!". Non sapeva come fare per interromperlo. D’altronde, don Evelino non aveva la minima intenzione di venir interrotto.
– ...e quindi le ferite le ho viste solo quando ho girato il corpo. A questo punto avevo capito che si trattava della povera Mirella. Quasi ancora una bambina, sa? E poi così dolce, eppure piena di vita, con quei bei capelli fiammeggianti, irradiava calore attorno a sé, tutti le volevano bene, i bambini, padre Giorgio, persino la Zampelon...
Gli occhi cerulei luccicarono, ma Bagnasco fece il muso duro e attese, impermeabile ad ogni commozione. Bene fece, perché la voce calma di don Evelino riprese immediatamente, instancabile:
– Secondo me, la ferita mortale è stata quella alla testa, le altre sono state inferte dopo la morte, ma sa, la mia vista non è più quella di un tempo, il patologo sicuramente potrà dire un sacco di cose... E poi, quelle mutilazioni sembrava che avessero un significato, qualcosa... ma lì non è che abbia guardato molto, sa, sono un sacerdote – ed ebbe il pudore di arrossire.
Bagnasco, ammutolito, non diede mostra di aver notato la delicatezza. Ma ebbe molte difficoltà a controllarsi subito dopo, quando don Evelino, tra mille scuse ed esitazioni, gli inoltrò la sua richiesta:
– Certo, mi rendo conto che forse non si potrebbe, ma se non è chiedere troppo, se non sono troppo sfacciato, ebbene, potrei prendere visione del risultato dell’autopsia? Non che voglia assistere, per carità, no, assolutamente, ma mi farebbe solo piacere leggere il referto, così, per curiosità, per controllare certe mie deduzioni...
Don Evelino tacque, in attesa della risposta, e finalmente piombò il silenzio nel Comando dei Carabinieri. Bagnasco gettò uno sguardo verso Cardillo: costui era rimasto nella stessa posizione assunta dieci minuti prima, immobile, le dita arcuate sulla macchina da scrivere, travolto, al pari del suo superiore, da quell’inarrestabile fiume di parole che era fuoriuscito dalla bocca dell’anziano parroco.

 


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